Articoli di Giovanni Papini

1957


in "Gli inediti di Papini":
Il presente e l'eterno
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXXII, fasc. 226, p. 3
Data: 22 settembre 1957


pag. 3




   Solo i morti potrebbero giudicar breve la vita. Ma i morti non hanno più conoscenza del tempo: l'eternità non possiede calendari.
   I viventi misurano il tempo in quanto lo creano: quelli che si lamentano della brevità della vita cercano un alibi poetico alla loro miseria. Non la pioggia è scarsa, ma il tuo potere di raccoglierla: perchè non hai scavato una cisterna invece di porgere un vaglio?
   I più prendono la vita come un frutto da mordere: e in pochi morsi lo finiscono. Ma il frutto è guaina di semi: nascondilo in terra e ogni anno avrai foglie, fiori, ombra e cibo.
   La vita, ora, ti sembra una di quelle giornate di mezzo dicembre che non fa mai giorno: appena t'accorgi del chiaro che suona mezzodì e non fai a tempo a voltarti che torna la notte. Ma chi ti forza a far della tua vita un crepuscolo d'inverno? Tutti abbiamo diritto all'eredità della primavera. Sappi bruciare e la tua vita sarà un eterno meriggio.
   Tutta la rettorica sulla caducità è confessione dell'indigenza, e l'indigenza è la pena della pigrizia. Tu vuoti il tempo eppoi piangi di ritrovar soltanto una scorza. Colmalo di te stesso, riempilo colla passione, colla poesia, col ricordo, colla scoperta e ti sembrerà ricco, quasi infinito. Chi non sa batter moneta con tutti i suoi minuti fallisce prima di sera e maledice l'avarizia d'Iddio invece di vergognarsi della propria povertà.
   C'è chi chiama la natura intera per dare un linguaggio alla sterilità dell'anima: carestia di vita e abbondanza di traslati. La vita è soffio, vento, un fantasma, un sogno e passa come il soffio, vola come il vento, svanisce come il fantasma, fugge come visione notturna. E' ombra di fumo, polvere trascinata dal vento, foglia d'autunno che cade — fiore che sboccia ed erba che spunta e una solata secca subito l'erba e un refolo fa cadere il fiore. L'uomo è un romeo trapassante, abitatore di picciol tempo: l'onda del mattino lo butta sulla riva e l'onda della sera lo riporta nel fondo. La nostra vita è un punto tra due abissi di nulla, un attimo di luce tra due eternità di tenebre.
   Queste metafore sono accuse a Dio e scuse della creatura. Il tempo non è soltanto una forma della nostra conoscenza, ma un effetto della nostra volontà. Chi vuole sempre e sempre di più allunga le ore e dilata gli anni. Non è il tempo che fabbrica gli orologi, ma son gli orologi che fanno il tempo e siam proprio noi a caricarli.
   A tutti gli anni della fanciullezza e della gioventù sembrano lunghissimi; chi sa conservarsi giovane e fanciullo avrà anni sempre più lunghi. Nelle prime età c'è da scoprire il mondo, e nelle ultime ci sarebbe da scoprire l'uomo, il passato, la divinità. Ma giunti a un certo segno la volontà si affloscia. Gli anni si sminuzzolano nei lavori meccanici, nel sonno, nelle basse ubriachezze, nel rammarico di quello che non s'è fatto, nella fantasticaggine di quello che non si farà mai, e soprattutto nell'impedire agli altri di vivere, di superarci: sciupio di forze che si elidono senza giovamento. Finchè la rinunzia della vecchiaia mozza la vita ancor prima della morte e chiama, prima del termine giusto, la morte.
   Leopardi desiderava una vita breve purchè intensa; ma la vita potrebbe esser tutta intensa e perciò lunghissima. Siamo noi, ciechi accidiosi, colpevoli della brevità annoiata. In un minuto ci possono essere più giorni, per colui che vive in un fuoco d'ostinata gioventù. Vi sono secondi d'estasi che durano una vita intera: la beatitudine è fuori del tempo, essendo quasi un assaporamento d'eternità. Ma chi sapesse vivere in un'ora quel tanto che vive l'indigente in un giorno e con questa pienezza soltanto un terzo delle sue ore, lasciando gli altri due alla vita ordinaria, giunto a mezzo secolo avrebbe vissuto dieci millenni. Cinquant'anni di vita sono ventisette milioni di minuti: quanti ne abbiamo saputi riempire, quanti ne abbiamo perduti?
   Sia pure la vita un baleno, ma alla luce di un baleno si può scorgere un mondo. Un battito di cuore può contenere un abisso di felicità. Un minuto basta per intuire una legge nuova, per scoprire un'immagine, per generare un figlio, per sentire la presenza d'Iddio. Un minuto è lungo; son sessanta colpi di bilanciere; e ogni colpo è per il pensiero un volo, per il cuore una conquista, per l'anima lo spalancarsi dell'universo. Un minuto è corto, ma può essere infinito. L'eternità non è breve nè lunga: è un istante che non ha presente perchè non conosce più le divisioni terrestri del passato e del futuro. E' quel che è, come Dio. E noi possiamo mettere nel nostro tempo effimero come un presentimento d'eternità e avvicinarci a Dio, a cui mill'anni son come un giorno. Il santo che sale al terzo cielo ha vissuto più dei patriarchi.
   Con qual fondamento la creatura può accusar di spilorceria il Creatore?
   L'unica misura del tempo è il compito assegnato. Se un re ordina di fabbricare una torre in un giorno i muratori hanno diritto di lagnarsi della brevità del tempo. Ma la vita nostra è un esame, un'esperienza, un cimento. Pochi anni, de' nostri poveri anni di dodici mesi, bastano per la prova. A chi non uccide il tempo colla scioperataggine lagnosa, anche la poca vita concessa all'uomo basta per raggiungere i fini più alti. Ci sono centenari che potevano esser sepolti senza danno a vent'anni; c'è chi muore a vent'anni e lascia agli uomini un'opera immortale ed ha conquistato, per il nome e l'anima, l'immortalità.
   L'uomo, ha detto un poeta, si compone di due elementi: il tempo e l'eternità. A chi vive per il tempo gli anni vaniscon rapidi come sospiri; chi vive per l'eternità arriva alla fine, come Mosè, sazio di giorni.


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